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Le Tradizioni: religiosità e storie di musicanti

Indice
Le Tradizioni: religiosità e storie di musicanti
L'emigrazione e i musicanti di strada
Tutte le pagine


















































In Viggiano il culto mariano cominciò certamente dopo il martirio di S. Laverio (312) e si accentuò con l'avvento dei Basiliani tra il X e l'XI secolo. Risale a quel periodo la prima chiesetta costruita nel territorio viggianese:   s.marialapreta1S. Maria La Preta.  La grande diffusione del culto mariano si ebbe comunque dopo il ritrovamento della statua sulla Montagna di Viggianoritrovamentostatua.  I monaci basiliani insegnarono alle popolazioni dell'agro viggianese molte buone pratiche : la preghiera, l'adorazione della Madre di Dio, la carità e la solidarietà, l'amore per la propria terra, la musica. Essi coltivavano i campi con la tecnica del terrazzamento; costruivano monasteri in luoghi appartati, presso fiumi e ruscelli per poterne sfruttare l'energia per i mulini ad acqua; suonavano una piccola cetra costruita con legno di sambuco ed interiora di animali, il sambukè; con le elemosine ed i lasciti ricevuti facevano la dote alle ragazze povere che prendevano marito.







Questo avvicinamento alla musica ha fatto la fortuna dei viggianesi nel mondo e la musica e la fede religiosa si incontrano e si scontrano spesso nella storia di Viggiano e dei suoi abitanti.fede_e_musica Torniamo alla Madonna ed al ritrovamento della statua venerata molto probabilmente già in Grumentum. La scultura si ispira sicuramente a qualche immagine bizantina e probabilmente fu opera di uno o più valenti artisti locali tra il IX ed il X secolo d.C. Certamente non è stata importata dai monaci greci poiché i greci non scolpivano il legno. Quasi sicuramente nelle nostre zone dalle icone si dovette passare alla scultura perché i nostri pastori, inclini piuttosto a scolpire nel legno che a dipingere, sotto la guida degli stessi monaci basiliani, si applicarono nello scolpire dei volti e delle statue lignee.il_volto_bruno_della_madonna_di_viggiano


Il volto bruno della Madonna di Viggiano ha i lineamenti delle donne orientali, ma ha un'espressività intensa, non contemplativa, prettamente occidentale.  E allora, ci si domanda perché immergerla in una vernice bruna che dà l'idea di una bellezza orientale?  Non è stata certamente un'ingenuità di un artista alle prime armi perché si nota bene la mano esperta di chi è abituato a lavorare il legno, piuttosto si può supporre che l'artista abbia voluto tentare un congiungimento simbolico in un periodo storico molto travagliato: far appartenere Maria (e quello che Ella significa) alla umanità intera, occidentale ed orientale; la Madonna appartiene al mondo e non ad una razza! Pare che il simulacro che si venera in Viggiano sia già stato venerato in Grumentum e che sia stato portato via da quei pochi fuggiaschi che scamparono all'eccidio ed alla distruzione totale di Grumentum attorno al 1050. Il vescovo ed il clero grumentino si rifugiarono a Marsiconuovo e decisero di occultare il busto della Madonna sul monte più alto della zona, quello di Viggiano, ove nottetempo scavarono una buca, non molto profonda, e ve lo deposero.



foto8La notizia dell'occultamento
del simulacro si tramandò oralmente nelle famiglie dei profughi grumentini rifugiatesi a Viggiano. Allorquando, con l'avvento dei Normanni nell'Italia Meridionale, si ristabilì l'ordine e la normalità, si pensò di andare a recuperare la Sacra Immagine sul Monte di Viggiano.  Dopo il ritrovamento del busto, intatto, si decise di collocarlo nella cappella di S. Maria fuori le Mura, che da allora fu nomata S. Maria del Deposito e che divenne la sede urbana della Madonna Nera. foto9 Nel frattempo si decise di edificare una cappella anche sul luogo del ritrovamento (XVI° Sec) e quando i lavori furono ultimati, pensiamo dopo molti anni data l'impervietà del luogo, iniziò la consuetudine di trasferirvi la statua la prima domenica di maggio (si ha notizia certa del primo trasferimento nel 1563) cappella_sacro_monte10e di riportarla in paese la prima domenica di settembre. Dopo il ritrovamento si provvide a rifare la verniciatura della sacra immagine e solo durante la dominazione spagnola (tra il 1614 ed il 1650) la statua subì la trasformazione in modo da rappresentare la Madonna seduta con sulle ginocchia il Bambino. Infatti gli spagnoli portarono con sé il ricordo e le immagini della loro celebre Madonna di Monserrat, tanto simile a quella di Viggiano. In alcune regioni ed in altri paesi della Val d'Agri (Grumento Nova, Sarconi) si fecero delle riproduzioni di quella Madonna, tuttora venerata col nome di Madonna di Monserrato.foto11



A Viggiano invece non si pensò ad una nuova statua, ma si modificò quella trovata sul Monte, già molto venerata, per renderla somigliante a quella spagnola. La trasformazione fu completata con il rivestimento in oro zecchino della intera scultura. Nel 1673 a causa di un grave terremoto la chiesa di S. Maria del Deposito fu distrutta e si pose mano alla edificazione, sullo stesso posto, di una chiesa più grande che venne consacrata nel 1735 col nome di Chiesa di S. Maria del Monte dal vescovo di Marsiconuovo, mons. Alessandro Puoti.




monumento_arpistaDa questo momento il fenomeno religioso si intreccia con quello dell'emigrazione e dei musicanti di strada ed insieme hanno scritto la storia di Viggiano degli ultimi due secoli . Nei secoli XVII°- XVIII° e XIX° Viggiano conobbe un certo benessere dovuto all'intuito ed all'abilità dei suoi artigiani ( in particolare ebanisti e costruttori di strumenti musicali) e dei suoi "suonatori di strada" che si spinsero in ogni angolo della Terra alimentando la fama del "viggianese musicante girovago" .

" Ho l'arpa al collo, son viggianese, tutta la terra è il mio paese", scrisse il poeta P. P.Parzanese a proposito dei musicanti viggianesi. Questa emigrazione temporanea, resa ancor più massiccia dopo il terremoto del dicembre 1857, contribuì notevolmente al progresso economico, culturale e civile del paese. I musicanti al ritorno nel proprio sito ricostruirono le loro case molto più belle e più comode, tanto da far dire all'arciprete Nigro " Viggiano si ha per l'arpa trasformato in casa ogni tugurio", incorniciarono i portoni con portali in pietra, opere di scalpellini locali, impreziositi da chiavi di volta recanti o lo stemma di famiglia o gli strumenti musicali che avevano fatto la fortuna del capo-famiglia. Oltre alla ricostruzione fisica, i musicanti badarono anche a quella culturale ed economica del paese. Già agli inizi del 1870 fioriva in Viggiano il Convitto S. Pellico con annessa scuola tecnico-ginnasiale e nel 1876 vide la luce il quindicinale "L'Arpa Viggianese" che in verità non ebbe vita lunga. Nel luglio del 1884 venne a Viggiano, quale commissario d'esami per la scuola ginnasiale, il poeta Giovanni Pascoli, che così descrisse il luogo in una lettera inviata il 26 luglio 1884 al collega Giosuè Carducci " Il paese non è grande, ma nemmeno piccolo; l'aria ottima; pittoreschi i dintorni; le rovine di Grumentum a pochi passi; arpeggiamenti per tutto che fanno di Viggiano l' Antissa della Lucania".Molta più fortuna arrise, qualche decennio più tardi, al quindicinale socialista "IL RIBELLE", finanziato dai musicanti, che fece sentire la propria voce dal 1/1/1907 ad oltre la metà del 1919!

Nell' aprile 2004 L'Antissa Edizioni con il patrocinio della Pro-Loco e della locale Amministrazione Comunale ha ristampato in un corposo volume quasi tutti i numeri de "Il Ribelle" .

Di ritorno dalle grandi città europee ed americane, i musicanti viggianesi importarono e diffusero le idee massoniche, costituendo in Viggiano una importante loggia massonica. Essi fondarono anche un Banco Frumentario ed una Banca di Mutuo Soccorso. I viggianesi suonavano per amore ma anche per necessità, giacchè grazie alla musica riuscivano a soddisfare i loro bisogni primari (... e quando al desco mancava il pan, tosto alle corde correa la man...). I musicanti viggianesi suonavano l'arpa (arpicedda, di dimensioni ridotte perché si portava a tracolla con una grossa cinghia), il flauto, il violino, la chitarra, la zampogna, la ciaramella, l'organetto, strumenti costruiti in loco da altrettanti validi artigiani. Nessuna località al mondo pensiamo possa vantare le peculiarità di Viggiano che non è famosa solo per i suoi musicisti di rango che pur hanno raggiunto livelli eccellenti con i loro strumenti (basti pensare ai Salvi, De Lorenzo, Bellizia, Pizzo, Miglionico, Pennella ecc...) quanto per i suoi tantissimi e a volte anonimi "Musicanti di Strada" che hanno portato nei più remoti angoli del globo il nome di Viggiano e della sua musicalità che ancora oggi si trasmette attraverso i suoi irripetibili vicoli, pittoreschi angoli e artistici portali e chiavi di volta. Per ricordare i suoi figli girovaghi il 15 luglio 2006 il Consiglio Comunale di Viggiano, all'unanimità, ha insignito la cittadina lucana del titolo di "Viggiano Città dell'Arpa e della Musica", come già l'8 dicembre 1996 aveva proclamata " Viggiano Città di Maria" per sottolinearne la incommensurabile devozione filiale verso la Madre.

Con autorizzazione del Capitolo Vaticano già nel dicembre 1891, il vescovo Tiberio il 4 settembre 1892 incoronò, alla presenza di 50.000 pellegrini, con corone d'oro forgiate nelle oreficerie della Santa Sede, la Madonna di Viggiano "Regina e Madre delle Genti Lucane".

In occasione della elevazione della Chiesa di S. Maria del Monte a Basilica Pontificia Minore, con bolla di papa Paolo VI nel 1965, dalla statua della Madonna Nera, dopo un'accurata indagine e qualche restauro fatto da rinomati artisti della Val Gardena (i Musner di Ortisei), venuti appositamente a Viggiano, fu rimossa la primitiva doratura e si ebbe conferma di tutte le trasformazioni a cui la statua era stata sottoposta. Si accertò anche che il legno (di provenienza orientale) dopo tanti secoli e nonostante il lungo interramento, era del tutto intatto e la statua per niente corrosa da tarli. Logicamente dopo i vari ritocchi venne rifatta la doratura in oro zecchino. Anche la mano sinistra venne rifatta perché danneggiata da ignoti ladri che nell'inverno del 1942 derubarono la statua non solo delle corone ma anche di un bracciale appeso appunto alla mano sinistra. A distanza di cento anni dalla prima incoronazione, il 28 aprile 1991, nella piana di Tito, il papa Giovanni Paolo II° ha reincoronata, alla presenza di altri 50.000 fedeli, la Madonna di Viggiano "Regina e Madre delle Genti Lucane" con corone auree fatte costruire appositamente dall'allora rettore del Santuario don Francesco Romagnano con l'oro donato dai viggianesi.

La fede mariana, il culto e la venerazione della Madonna Nera sono sempre cresciuti nei secoli ed ancora oggi i pellegrinaggi ai piedi della statua sono imponenti. I festeggiamenti in onore della Madonna si svolgono in due momenti differenti, maggio e settembre. Alla festa di maggio i viggianesi amano dare un carattere strettamente locale per poter essere soli nel testimoniare alla Madonna la loro sconfinata e filiale devozione. La sera precedente la prima domenica di maggio la statua viene accompagnata dalla Basilica nella Chiesa di S. Sebastiano, in Piazza Plebiscito, dove tutti i viggianesi vanno a venerarla e a tenerle compagnia per l'intera notte. La domenica mattina all'alba, dopo la celebrazione eucaristica in Piazza Plebiscito, ha inizio la solenne Processione che si snoderà per 14 Km, con la statua portata a spalle, inizialmente lungo la strada asfaltata per poi proseguire lungo il vecchio sentiero scavato nella roccia nei secoli passati. Lungo la strada i portatori si riposano poggiando la statua su dei poggi in pietra. Per tradizione in quel giorno in tutte le masserie e case rurali ubicate lungo l'itinerario processionale si usava, e si usa ancora, distribuire ai portatori ed ai pellegrini acqua, vino, liquori, biscotti, caffè, latte. Verso le 11 -11,30 si arriva a Piana Boncore (1600 mt circa) dove viene celebrata una messa e dove molti fedeli, specie anziani e bambini, dopo aver ascoltato il suono delle zampogne e dopo aver intonato un canto di gloria, salutano la Madonna e fanno ritorno alle proprie case. L'ultimo tratto di ascesa brullo, irto e con tanti tornanti, viene affrontato facendo delle catene umane attorno ai portatori che si danno continuamente il cambio e finalmente intorno alle ore 13 si arriva sulla vetta del Sacro Monte (1725 mt) dove viene celebrata un'altra messa prima di entrare la statua nel Santuario. Per tutto il periodo della permanenza della Sacra Immagine nel Santuario sul Monte, vi sono pellegrinaggi continui e numerosi.

La festa di settembre ha ben altro respiro ed offre maggiormente la misura della devozione popolare per questo simulacro. Quando la statua torna a Viggiano la popolazione locale sembra quasi mettersi discretamente da parte per consentire alle masse imponenti dei pellegrini di trovarsi a proprio agio e poter esternare tutto il proprio amore per la Madre e Regina delle Genti Lucane. Provengono da oltre 200 paesi i devoti della Madonna di Viggiano : dalle province di Salerno, Avellino, Benevento, Cosenza, oltre che Potenza e Matera. E' gente che arriva piena di ansie, di preoccupazioni, miserie, ma i loro volti, una volta incontrata la Madonna, lasciano trasparire solo l'intima gioia di essere venuti a salutare la Madre, di averle confidato i propri problemi e di essere capiti ed aiutati. Improvvisati posti di ristoro, oltre ai moderni e funzionali alberghi e ristoranti, offrono ai forestieri un modesto pasto mentre per dormire non c'è che il proprio posto in auto o i prati che circondano il paese. Un tempo c'era anche una panca nelle varie Chiese, oggi non più : il sabato sera e la domenica sera la Basilica viene chiusa a mezzanotte, le altre Chiese non vengono proprio aperte. Pertanto l'intera vigilia viene passata nelle strade in preghiere nei posti più impensati, preghiere intervallate da balli e canti accompagnati da zampogne ed organetti. Al primo spuntar dell'alba domenicale la statua della Madonna parte dal Sacro Monte, mentre gruppi di pellegrini partono da Viggiano per andare incontro alla Madonna cantando, suonando e ballando. Chi va incontro alla Madonna scalzo, chi discutendo d'affari, chi criticando, chi giurandosi eterno amore. Che gioia e che emozioni offre l'incontro! Dal poggio di Alli la processione diventa imponente e molti paesi fanno precedere la loro compagnia da pesanti labari e da cinti accompagnati dal suono di zampogne, ciaramelle ed organetti.

In Piazza Papa Giovanni c'è l'incontro della Madonna con le autorità religiose e civili, viene celebrata una messa solenne  mentre i portatori si riposano; quindi la processione procede fino alla Basilica tra bancarelle varie e persone festanti.

In Basilicata si riscoprono un po' in tutti i paesi i Sapori Perduti, a Viggiano si viene per riscoprire i Valori Perduti.

Il culto della Madonna del Sacro Monte di Viggiano, tramite i tanti emigranti, è diffuso in tutto il mondo. Nei vari Paesi Europei, in America Latina, negli Stati Uniti, in Sud Africa, in Australia : ovunque i viggianesi hanno portato la devozione verso la loro Madre. In Argentina (Olavarria), a Boston, a Joannesbourg, a Toronto, in Brasile, in Svizzera, in Belgio, a Melbourne, a Sidney, nello Zaire ovunque si trovino grandi o piccoli gruppi di lucani emigrati si continua a vivere la devozione alla Madonna Nera e la si inculca ai figli, ai nipoti che magari non sanno una sola parola di italiano, ma che conoscono a memoria le canzoni della Madonna di Viggiano. Il culto della Madonna del Sacro Monte di Viggiano viene alimentato continuamente con pubblicazioni ed opere di carità. Già dal 1949 viene pubblicato il periodico "L'Aurora Lucana" che viene spedito in abbonamento a tutti coloro che ne fanno richiesta.

Accanto a questa pubblicazione sono da ricordare una guida illustrata del Santuario del 1991; il volume di Giovanni Antonio Colangelo "il Santuario di Viggiano"; il testo sulla "Madonna di Viggiano" di Giovanni Tramice; la ricerca antropologica di Nicola Tommasini "Jamm' a lu Monte" ecc. pubblicazioni disponibili presso la Basilica. Nel 1954 don Francesco Romagnano fondò l'orfanatrofio femminile che fino al 1986 ha raccolto oltre cento orfane di tutta la regione per una sana educazione religiosa, morale e civile, inserendole poi nella società. A ricordo dell'Anno Mariano 1987-88 il Santuario di Viggiano ha costruito nello Zaire due cappelle-ambulatori pluriuso dedicandole alla Madonna di Viggiano e a S. Gerardo Maiella. Da alcuni anni Viggiano sostiene anche un interessante progetto di scolarizzazione nello Zaire, opera portata avanti da un frate cappuccino di Marsicovetere, padre Giuseppe Caso. A ricordo del centenario dell'Incoronazione della Madonna sorse un Ostello della Gioventù, Theotokos, attualmente trasformato in albergo.













Per ricordare i musicanti e liutai viggianesi che tanto onore hanno fatto a Viggiano, negli anni '90 l'Amministrazione Comunale e la Pro-Loco decisero di istituire dei Corsi Musicali Estivi sotto la guida del prof. Luigi Ottaiano del Conservatorio S. Pietro a Maiella, ed un Concorso Internazionale di Flauto intitolato a Leonardo DE LORENZO, viggianese emigrato negli USA, uno dei più grandi maestri del flauto del XX° secolo (47). Il Concorso è nato nel 1997 con la direzione artistica del prof. Gianluca Petrucci del Conservatorio Santa Cecilia di Roma, si tiene negli anni dispari, nell'ultima settimana di agosto, con cadenza biennale ed è presieduto da una prestigiosa giuria internazionale.

Negli anni pari, sempre nello stesso periodo e sempre con cadenza biennale, viene organizzato il Festival Internazionale di Musica Classica. Il Comune di Viggiano possiede, per averlo acquistato da un negozio di antiquariato londinese, un prestigioso flauto appartenuto a Leonardo De Lorenzo. 

Da alcuni anni, sempre a ricordo dei musicanti di strada, la Pro-Loco, con il supporto economico dell'Amministrazione Comunale, ha istituito durante la manifestazione "Vino sotto le stelle", il "premio Otto e Barnelli" che viene conferito agli artisti di strada che animano le serate di degustazione e che ricevono più consensi popolari. Inoltre la Pro-Loco, il Gruppo Folk "lu Chicchirichì" e L'Amministrazione Comunale organizzano da oltre un decennio nell'ultima settimana di dicembre la Rassegna della Zampogna e della Ciaramella del Sud Italia.

Ci piace concludere questa nostra testimonianza con dei versi di un compianto poeta viggianese, Pietro Varalla, che esprimono l'amore per questa nostra terra che pur se amara è sempre terra nostra:

La terra mia

jè terra ch' trema'

Jè terra ch' jam,

jè terra lucana

Jè terra r' sangh

culor' turchin'

spunzata r' latt',

'mbriaca r' vin'.

 

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